Ripensare le città e le abitudini

È in corso la Fase 2. Dopo due mesi in cui, per sconfiggere il Coronavirus, si sono fermate gran parte delle attività, produttive e di socialità e gli spostamenti sono stati ridotti al minimo, si sta ripartendo.
Nei prossimi mesi sarà possibile aprire tutto, tornare a lavorare, reincontrarci, andare in vacanza.
Tutto a patto di avere la consapevolezza che nei prossimi mesi dovremo convivere con il virus e che saranno i nostri comportamenti, il rispetto delle distanze e l’uso dei dispositivi a impedire che l’epidemia riparta, costringendoci di nuovo a “chiudere” per impedire che ci siano altri lutti e venga di nuovo sovraccaricato il sistema sanitario.
Ripartire in sicurezza, ma ripartire è necessario per il lavoro, l’economia, il futuro del Paese.

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Dare il senso di protezione e guardare al futuro

Le due parole che devono descrivere l’azione di questo Governo sono protezione e futuro.
C’è una domanda di protezione da parte dei cittadini e credo che un po’ l’abbiamo intercettata. Gli interventi fatti in materia di Sanità nella Legge di Bilancio, con l’abolizione del super-ticket e le risorse stanziate, vanno in questa direzione.
Dobbiamo dare risposte alla domanda di protezione che, dopo la crisi e di fronte alle incertezze, le persone hanno cominciato a porre.
Questo è il tema su cui abbiamo in parte fallito nella scorsa Legislatura: non siamo riusciti a dare l’idea di aver preso in mano questa esigenza di protezione che c’è nel Paese.
Le persone chiedono di non restare da sole di fronte alle incertezze e la politica deve dare l’idea di saper recuperare la capacità di affrontare questo aspetto.
Gli interventi su casa, riduzione delle tasse sul lavoro per i redditi più bassi, sanità e famiglia mirano a rispondere a questa richiesta.

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La sostenibilità come priorità per una nuova idea di sviluppo

Un nuovo anno è cominciato e credo sia giusto e doveroso che la politica scelga le priorità guardando ai problemi più urgenti del Paese, ai bisogni delle persone in difficoltà, ma anche alla necessità di contribuire a migliorare il futuro per le nuove generazioni.
Pensare al futuro oggi non è più un obbiettivo astratto ma una necessità concreta per tutti.
L’idea che si possa pensare solo all’oggi, consumando risorse e pregiudicando l’ambiente, è un’idea pericolosa. Innanzitutto perché è ormai evidente che, se non si assume il tema della sostenibilità come centrale, si rischia di compromettere sia la qualità sia la stessa possibilità di esistenza futura del Pianeta e i mutamenti ambientali sono lì a dimostrarlo. Secondariamente perché non è più vero che si vive meglio consumando tanto, anzi, le scelte di qualità ambientale, alimentare, nella mobilità e nei ritmi e tempi migliora la vita.
Assumere la sostenibilità, non solo sociale ma anche ambientale, come la priorità per una nuova idea di sviluppo è fondamentale ed è un impegno molto concreto, fatto di scelte politiche ma anche di comportamenti collettivi e individuali che cambiano in meglio le cose.
Investire per contrastare il dissesto idrogeologico, per ridurre le emissioni, per l’utilizzo dell’energie rinnovabili e per ridurre gli sprechi e favorire l’economia circolare, lo si sta facendo ma non basta: ci vogliono scelte individuali coerenti, che la politica può incentivare ma non imporre.

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Greta e i ragazzi del Fridays For Future chiedono di garantire il futuro

È in atto una crisi profondissima di qualunque organismo di governo del mondo, non soltanto COP25. Ci sono anche delle responsabilità per questo.
Quello che chiede Greta, i ragazzi del Fridays For Future e chiunque abbia buon senso è di tutelare e garantire il futuro, mettendo in campo le azioni che servono a questo.

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La sinistra rimetta al centro il tema del futuro e dello sviluppo sostenibile

Credo che la ragione fondamentale dell’attenzione che sta suscitando Greta Thunberg stia nella capacità che questa giovane ragazza ha di spostare l’attenzione di politica e informazione - spesso concentrate solo sull’oggi, la contingenza e la cronaca - sul futuro. Il messaggio potente che, senza nessuna diplomazia, Greta trasmette è semplice: “vi illudete che non ci siano limiti e che il futuro sia scontato e positivo, ma così non è, in realtà è proprio il futuro ciò che oggi rischia di essere compromesso e, quindi, diventa l’unica e la prima cosa di cui c’è bisogno”.
E forse è proprio il tema del futuro, nella sua accezione più larga, quello che la sinistra deve rimettere al centro per ricostruire il suo pensiero e la sua proposta.
Per molti anni abbiamo spiegato che la differenza principale tra destra e sinistra stava nel fatto che la destra si è sempre occupata del contingente mentre la sinistra ha sempre guardato al futuro, pensando a come costruire un mondo migliore per chi sarebbe venuto dopo.
Questa dimensione l’abbiamo persa nel corso degli anni e una parte della crisi della sinistra, dalla globalizzazione in poi, forse è legata proprio all’assenza di un ragionamento complessivo sul futuro.

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Ripartire dal rapporto diretto con le persone

In una società che va sempre più disgregandosi e in cui stanno prevalendo disvalori che dividono anziché unire; in cui la rabbia e le paure vengono veicolate in un conflitto continuo, diventa difficilissimo governare le comunità e di cercare di far prevalere i valori della convivenza.
E, a mio avviso, potrebbe diventare ancora più difficile in futuro a causa delle norme contenute nelle proposte di legge del Governo che sono in cantiere.
Ma non è solo il futuro dell’Italia a destare preoccupazione: anche gli scenari europei che abbiamo di fronte si prospettano foschi.
Incontrando le persone, in questo giro nelle zone periferiche, mi è sempre più chiaro che c’è bisogno di costruire un progetto alternativo capace di dare speranza e rappresentanza a tutti coloro che a questa situazione non vogliono rassegnarsi.
Ecco, quindi, perché occorre lavorare per ricostruire un rapporto sentimentale con i cittadini, soprattutto nei quartieri popolari dove evidentemente non siamo riusciti rappresentare le istanze delle persone più in difficoltà, come avremmo voluto e dovuto.
Mi pare, dunque, importante la presenza, esserci, parlare con le persone e guardarle negli occhi, ascoltare i problemi e provare a dare risposte, mettersi a disposizione, cercare di esser di servizio al Paese e a chi ha più bisogno.
Questo è il compito per i prossimi mesi.
Credo che si debba ripartire da questo, dal rapporto diretto con le persone.

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© Franco Mirabelli
2018-2022