Le carceri devono essere strumenti di rieducazione

Oggi per la prima volta i detenuti del carcere di Opera sono entrati in Senato grazie al Gruppo della Trasgressione, un esempio di buona pratica perché il penitenziario svolga la funzione costituzionale di rieducazione del condannato nell’espiazione della pena.

Con questo incontro abbiamo voluto testimoniare che il carcere può e deve essere uno strumento di rinascita per chi delinque , attraverso il lavoro su se stessi. Quando facciamo iniziative come queste rischiamo sempre che arrivi qualcuno a dirci ‘con tutti i problemi che ci sono vi occupate di carcere, di diritti delle persone detenute’, ma io penso che bisogna smettere di contrapporre la soluzione dei tanti problemi del Paese ai diritti civili. Dobbiamo occuparci di tutte queste questioni e dobbiamo farlo nel rispetto della Costituzione. Noi stiamo lavorando come maggioranza e come Governo, anche con la riforma del processo penale perché il carcere sia l’estrema ratio, non una soluzione a tutta la devianza e non uno strumento di afflizione. Credo che esperienze come quella del Gruppo della Trasgressione non debbano andare perdute, ma proseguire ed essere estese ad altri penitenziari.

Intervento al convegno organizzato in Senato con il Gruppo della Trasgressione:

Intervengo come ospite a questo che è un evento molto importante.
Voglio, quindi, ringraziare la Ministra Cartabia, gli intervenuti, il Gruppo della Trasgressione, Angelo Aparo, il capo del DAP Carlo Renoldi.
Credo che questo sia un evento importante. Per me, è un onore poter ospitare questo evento in Senato e con il coinvolgimento di tanti, dalle più alte cariche dello Stato e agli “ultimi”, se posso dire così, o di quelli che sono stati “gli ultimi” e che hanno fatto percorsi importanti con il Gruppo della Trasgressione in questi anni.
Quando facciamo iniziative come queste, rischiamo sempre che arrivi qualcuno a dirci “con tutti i problemi che ci sono, la guerra, vi occupate di questo, di carcere, di diritti delle persone detenute” ma ciò non significa che le facciamo con meno convenzione, anzi, io penso che sia giusto e penso che bisogna smettere di contrapporre la soluzione dei tanti problemi che ci sono nel Paese e ai diritti civili e ai diritti delle persone detenute.
Dobbiamo occuparci di tutte queste questioni e dobbiamo farlo nel rispetto della Costituzione.
La politica sa - e deve imparare ad agire di conseguenza - che la Costituzione dice che la funzione della pena è rieducativa; è la funzione di chi deve lavorare per il reinserimento delle persone.
Penso che in questo convegno si siano sentite molte esperienze positive; le ascolterà la Ministra Cartabia, che ha una grande sensibilità sul tema e che già in questi mesi di lavoro ha prodotto e ha fatto scelte che credo vadano nella direzione giusta e mi auguro che nei prossimi mesi ne faremo altre, guardando anche alla necessità, ad esempio, di riconoscere sconti di pena a chi ha subito le fatiche della detenzione durante la pandemia, o alla necessità di prendere dall’esperienza della pandemia cose che hanno funzionato in carcere, come ad esempio i sistemi di comunicazione digitale.
Noi continueremo a lavorare - questo è l’impegno che mi prendo - innanzitutto per dire con grande chiarezza (e agire di conseguenza) che il carcere deve essere l’estrema ratio. Già la riforma del processo penale che abbiamo fatto va in questa direzione: il carcere non può essere l’unica soluzione e, soprattutto, non può e non deve essere la soluzione su cui si riversano tutti i problemi, che spesso sono sociali e non solo di devianza.
Secondariamente, dobbiamo continuare a lavorare perché il carcere sia sempre meno uno strumento di afflizione e sempre di più invece uno strumento che aiuta il reinserimento, capace di mettere al centro i temi della formazione e del lavoro, perché questo è ciò che bisogna fare se si vuole chiudere il capitolo che mostra che ancora il 60% di chi esce dal carcere è spesso recidivo.
Questi sono i temi che abbiamo affrontato nel convegno, in un confronto tra figure diverse. Credo che sia giusto essere stati ad ascoltare per poi agire di conseguenza.


Al convegno sono intervenuti Franco Mirabelli (Capogruppo PD in Commissione Giustizia del Senato), Marta Cartabia (Ministra della Giustizia), Monica Cirinnà (Senatrice), Carlo Renoldi (Capo Dipartimento Amministrazione Penitenziaria), Giovanna Di Rosa (Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Milano), Silvio Di Gregorio (Direttore della casa di Reclusione di Milano-Opera), Francesco Scopelliti (Direttore SER.D Area Penale Santi Paolo e Carlo), Francesco Cajani (Sostituto Procuratore della Repubblica), Elisabetta Cipollone (Ufficiale della Repubblica e Familiare di vittima di reato), Paolo Setti Carraro (Medico e familiare di Vittima di reato), Sandro Baldoni (Regista e Familiare di vittima di reato), Angelo Aparo (Presidente di Trasgressione.net), Gruppo della Trasgressione (Detenuti, ex detenuti, familiari di vittime di reato, studenti universitari e comuni cittadini).

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© Franco Mirabelli
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