Trasformare le città

La città di Milano dimostra che alcune trasformazioni si possono fare. La dimensione e il ruolo assunti da Milano in questi anni, certamente, consentono di attrarre grandi investimenti privati che hanno aiutato a realizzare grandi trasformazioni urbane, però non penso che solo Milano possa o abbia fatto esperienze come quelle valorizzate nel corso del dibattito.

Rispetto al tema che stiamo affrontando, voglio fare alcune premesse.
Insieme alla senatrice Nugnes, siamo i Relatori al Senato del Disegno di Legge sulla Rigenerazione Urbana, che contiamo di portare avanti perché c’è bisogno di fare il punto sulla situazione e di dare strumenti, anche economici e finanziari, ad un processo reale di rigenerazione urbana.
Nel corso del convegno organizzato da ANCE, si è parlato molto di questo Governo ma su una cosa nessuno può obiettare: il Governo considera questo settore decisivo per l’economia italiana. Non è un caso che tra le misure anticicliche per far ripartire l’economia, sia prima che soprattutto dopo il covid, ci sono stati il sisma-bonus, gli eco-bonus e il superbonus del 110%. Queste misure possono non solo contribuire a migliorare le città e il costruito ma servono sicuramente anche alla ripresa del settore.
Inoltre, sono convinto che il tema della Pubblica Amministrazione in rapporto alle questioni che riguardano l’edilizia e la necessità di sburocratizzare la qualità di quello che si costruisce in questo Paese sia una questione fondamentale che riguarda il come noi attrezziamo le centrali appaltanti.
Questo, infatti, è un grande tema, perché abbiamo migliaia di centrali appaltanti ma non abbiamo le professionalità al loro interno e, quindi, non riusciamo a compiere quel processo di velocizzazione delle opere e degli appalti che vorremo fare.
Questo, quindi, è un tema molto serio.
Sono convinto, comunque, che le città siano già cambiate in questi anni perché è cambiato il mondo del lavoro ed è saltato lo schema del comprare casa vicino al luogo di lavoro in cui restare molti anni e, quindi, forse anche il tema della casa di proprietà come necessità viene meno.
È cambiato tutto perché è cambiato il mondo del lavoro, quindi, in molti si trasferiscono frequentemente, ma è cambiato anche perché ci sono esigenze diverse, come ad esempio quella degli studenti universitari che cercano una sede. Su questioni come quella degli studenti universitari si misura anche la competitività di una città.
Oggi, dopo il covid, le città stanno cambiando e cambieranno ancora. Lo smart working o l’home working cambierà le nostre città e le sta già cambiando. Sarà un processo quasi analogo a quello che c’è stato quando hanno chiuso le grandi fabbriche di fronte all’automazione o ad altre scelte.
Il processo che si apre adesso o lo governiamo noi o lo subiamo.
Questo processo comporta il fatto che si svuotano gli uffici e i centri storici o qualunque altro luogo in cui attorno crescono servizi commerciali, bar, ristorazione; così come cambia il trasporto pubblico. Questi sono temi che o vengono governati o i processi saranno disordinati.
Per questo penso che la rigenerazione urbana può e deve avere un ruolo fondamentale. Non penso che l’obiettivo sia soltanto il tema del non consumare suolo.
Sicuramente il non consumare altro suolo deve essere un obiettivo ma c’è anche un tema di sicurezza, di efficienza energetica, di trovare e realizzare modalità abitative a canoni accessibili per tutti.
Penso che una legge seria sulla rigenerazione urbana debba prevedere tutto questo e finanziare i progetti che guardano ad una trasformazione delle città cogliendo questi obiettivi, sapendo che si può fare bene e si può fare in fretta anche mantenendo delle regole.
Con ANCE abbiamo parlato molto spesso durante tutta la discussione del Decreto Semplificazioni e abbiamo raccolto anche molti suggerimenti da ANCE, come l’introduzione del termine della rotazione sugli appalti, l’aumento delle imprese che potevano essere invitate, l’introduzione del tema della pubblicità delle gare. Ci siamo, quindi, parlati e ascoltati.
Non mi ritrovo, dunque, nella narrazione di cos’è l’articolo 10 del Decreto Semplificazioni.
Innanzitutto, il Decreto Semplificazioni non è la legge sulla rigenerazione urbana ma fa una cosa importate che va in quella direzione, in quanto prevede che fuori dalle Aree A e dai centri storici si possa abbattere e costruire solo con la SCIA, anche modificando le sagome degli edifici. Questa non può non essere vista come una semplificazione. È sufficiente la comunicazione di inizio dei lavori perché si possa abbattere e ricostruire. Questo dice il Decreto Semplificazioni e questo non può non essere considerato come una semplificazione solo per il fatto che non vale nei centri storici e nelle Aree A. Questo, inoltre, insieme al superbonus del 110%, mette in campo strumenti poderosi per intervenire sulle periferie e su gran parte delle città.
C’è poi il tema dei centri storici. Non penso che si esaurisca qui la legislazione su questi temi, però, nei centri storici bisogna fare molta attenzione a come si interviene. Non si possono espropriare i Comuni dell’utilizzo degli strumenti urbanistici che consentono di definire come devono cambiare e rigenerarsi i centri storici, per cui è ovvio che ci sia più cautela, che non vuol dire che siano stati introdotti più obblighi, perché non è vero, in quanto restano quelli di prima, cioè di avere il permesso di costruire e di essere coerenti con gli strumenti urbanistici comunali e regionali. Se c’è coerenza si può fare tutto anche nei centri storici, una volta che c’è il permesso di costruire: non è vero che ci sono più vincoli.
C’è poi una specificità romana, per cui le Aree A sono molte e la Città Metropolitana di Roma non viene coinvolta dal Decreto Semplificazioni per quanto riguarda l’abbattimento e ricostruzione solo con la SCIA ma questo non può nascondere il fatto che, anche se non c’è ancora la legge sulla rigenerazione urbana, si è fatto un passo che, insieme al superbonus del 110%, può aiutare ad attivare interventi significativi in molte periferie soltanto con la SCIA.

Intervento svolto al convegno organizzato da ANCE sul tema “Trasformare le città: obiettivo o rischio?”: Video dell’intervento»

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© Franco Mirabelli
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