Rilanciare l’Edilizia Residenziale Pubblica con una nuova politica di investimenti
Intervento al convegno “Diritto all’abitare. Rilanciare l’Edilizia Residenziale Pubblica con una nuova politica di investimenti” (Video).
Il Governo appena nato, con questa Legge di Bilancio, complicata e difficile ha scelto di fare della questione della casa una priorità, dopo molti anni che questo non succedeva.
Dai dati risulta che ci sono 650mila famiglie che chiedono una casa popolare ma il problema non è solo questo.
Ci sono milioni di persone, soprattutto a lavoratori dipendenti con una salario medio, che sul mercato degli affitti e sul mercato dell’acquisto non trovano più soluzioni abitative. C’è, dunque, la necessità di intervenire per dare una risposta ad un bisogno fondamentale dei cittadini.
Da questo punto di vista, il nuovo Piano Casa del Governo, che prevede che venga stanziato 1 miliardo sulla questione casa (e non è un fatto ciclico perché non si mettevano risorse da moltissimo tempo), è una cosa importante ma va inteso come un primo passo. È un inizio e non è sufficiente ma con questo si può cominciare a fare cose utili sia per l’edilizia residenziale pubblica che per l’edilizia residenziale sociale.
Insisto a dire che è un’inversione di tendenza rispetto a prima perché, al di là delle polemiche di questi giorni, deve essere chiaro che in questa Legge di Bilancio bisognava fare delle scelte non semplici: impedire l’aumento dell’IVA significa aver reso disponibili 23 miliardi sono per questo scopo. Tutto ciò significa che, se non si vogliono aggiungere nuove tasse o tagliare i servizi come scuola e sanità, ci sono pochissime risorse disponibili e che bisogna fare delle scelte. La scelta di mettere 1 miliardo sulla questione della casa è, quindi, importante e qualificante.
Una parte significativa di questo miliardo, almeno il 10% (100 milioni), verrà utilizzato per rifinanziare il Fondo Sostegno Affitti, che era stato esaurito nell’ultima Finanziaria e in quella precedente c’erano stati messi solo 10 milioni per poterlo mantenere ma era troppo poco. Oggi, il fatto di poterci mettere 100 milioni è utile per coprire il bisogno.
Un’altra operazione che si cerca di fare è quella di recuperare più appartamenti da mettere a disposizione delle fasce sociali medio basse come edilizia residenziale pubblica e sociale, senza consumare suolo e agendo in termini di rigenerazione urbana, intervenendo nelle aree dismesse e facendo ripartire cantieri che sono fermi da tempo. A Milano, ad esempio, ci sono ancora cantieri risalenti ai Contratti di Quartiere di almeno 10 anni fa che sono fermi.
I soldi, quindi, verranno usati per questo: rigenerazione urbana per alloggi di edilizia popolare e sociale e per nuovi alloggi in affitto.
Unitamente a questo si è scelto di confermiamo la proroga degli ecobonus per l’efficientamento energetico, che consentono anche alle ALER e al settore pubblico di avere detrazioni fiscali del 50% per i miglioramenti energetici (cappotto per gli edifici, ristrutturazioni che mettano in sicurezza gli edifici ecc.).
Il Governo, quindi, mette a disposizione 1 miliardo; ci sono gli sgravi fiscali per garantire ristrutturazioni e efficientamento energetico e adesso ci sono anche le condizioni per utilizzare quelle risorse.
Non si può continuare solo a lamentarsi del degrado di alcuni quartieri popolari; non si può solo lamentarsi del fatto che le bollette siano più care dei canoni d’affitto e poi non usare queste possibilità e queste risorse per sistemare ciò che è possibile e mettere in sicurezza il nostro patrimonio abitativo e per rendere utilizzabili tanti alloggi che oggi non li sono.
Collegato a questo c’è anche un altro tema.
Con la Legge sull’emergenza abitativa avevamo stanziato 500mila euro per fare le manutenzioni ordinarie e mettere subito a disposizione di chi è in graduatoria le case che restano troppo spesso vuote e poi vengono occupate perché mancano gli interventi di manutenzione. Molti di quei soldi non sono stati ancora spesi perché il processo Stato-Regioni-Comuni non ha portato a dare risposte immediate che sarebbero state necessarie.
Dobbiamo, quindi, trovare un altro modo.
Il miliardo che verrà stanziato ora nella Legge di Bilancio dovrà essere messo a disposizione in tempi rapidi.
Va comunque ricordato che la competenza sulla casa è regionale: lo Stato può chiedere alle Regioni di indicare dove sono i posti in cui spendere quei soldi.
Bisognerà lavorare affinché i soldi che saranno messi a disposizione dalla Finanziaria vengano utilizzati in tempi rapidi per dare risposte rapide a un bisogno reale delle persone.
Ovviamente anche questo non sarà sufficiente perché non c’è solo un problema di edilizia residenziale pubblica: c’è anche un problema di edilizia residenziale sociale e di creare una grande offerta di affitto a canone calmierato.
Le politiche vanno ripensate in questa chiave.
Non spetta allo Stato incentivare l’acquisto delle case: lo Stato deve consentire che i cittadini possano avere un casa in affitto a canone accessibile. Questo è l’obiettivo che dobbiamo porci in questa fase.
Nel 2015 abbiamo iniziato questa strada portando la cedolare secca al 10% per chi affitta alloggi a canone concordato. L’abbiamo prorogata ogni anno e quest’anno è in scadenza.
Il Governo ora propone di rendere stabile la cedolare secca però portando la aliquota al 12,5%.
Stabilizzare la cedolare secca è utile perché significa dare certezze anche a chi affitta.
La cedolare secca al 10% è servita a fare emergere tanto nero e a garantire a tante persone canoni accessibili.
Credo che ci possano essere i margini per fare in modo che rimanga al 10%.
Il PD si impegnerà per questo.
Oggi ci sono più risorse disponibili ma da sole non sono sufficienti: ci vuole una scelta di politiche strutturali.
Su questo tema ho presentato una proposta di Legge che discuteremo subito dopo la Legge di Bilancio.
Serve avere maggiori risorse ogni anno per alimentare due Fondi: uno per l’edilizia residenziale pubblica e uno per l’edilizia sociale, perché servono più alloggi a canoni accessibili.
Lo si può fare in un rapporto fecondo con le Regioni che hanno disponibilità, chiedendo anche alle Regioni di fare uno sforzo di bilancio superiore a quello che è stato fatto fino ad oggi.
Non ci dovranno essere nuove imposizioni fiscali ma bisogna trovare il modo di alimentare i due Fondi.
Ci sono delle proposte di legge per consentire di costruire nei prossimi anni, sempre attraverso la rigenerazione urbana.
Inoltre dobbiamo recuperare l’ipotesi che per tre anni abbiamo perseguito cioè il dare detrazioni fiscali a chi è in affitto al di sotto di un certo reddito.
Questo è servito a fare emergere il nero e ad aiutare le famiglie.
Credo che queste detrazioni vadano estese perché favorire l’affitto e favorire l’emersione del 50% dei contratti d’affitto che spesso restano in nero è una questione fondamentale anche per garantire la possibilità di avere poi più soldi da investire sulla casa.
Anche questa penso che sia una strada possibile e vogliamo lavorarci.
Il tema della casa è una delle priorità di tutto il Governo.
All’interno di una manovra molto difficile troviamo comunque risorse da mettere sulla casa perché la casa per noi è davvero una priorità.
Video dell'intervento»