La cooperazione a Milano
C’era una preoccupazione seria da parte delle cooperative a proprietà indivisa rispetto alla possibilità di prorogare il superbonus del 110%.
Personalmente ho passato gli ultimi mesi a tranquillizzarle perché avevamo già ottenuto l’approvazione di diversi Ordini del Giorno presentati che impegnavano il Governo su questo.
Ora, nel Documento di Programmazione Economica, che costituisce le basi su cui si costruirà la Legge di Bilancio, c’è scritto esplicitamente che saranno prorogate le misure relative al bonus energetico e al superbonus 110%.
Il superbonus 110% è una misura importantissima, consente alle cooperative di migliorare il proprio patrimonio immobiliare, aumentandone il valore e diminuendone i costi, rendendo gli edifici più efficienti dal punto di vista energetico e utilizzando fonti di energia rinnovabili e meno inquinanti e, quindi, ridurre così i costi delle bollette del riscaldamento, costituendo un vantaggio per gli inquilini.
Il superbonus vale anche per i condomini, per l’edilizia residenziale pubblica, di cui a Milano soltanto MM ha già previsto e finanziato progetti per una serie di caseggiati per sfruttare questa occasione. ALER (diretta esclusivamente da Regione Lombardia), invece, su questo tema non è pervenuta, nonostante sono già diversi anni che in Parlamento lavoriamo per rendere più facile l’accesso ai bonus agli IACP.
Le cooperative non sono una cosa burocratica o società qualunqui che offrono condizioni migliori per l’accesso alla casa ma sono qualcosa di più e danno alla comunità qualcosa in più delle case, come ad esempio opportunità di cultura. La Casa di Alex, ad esempio, è importante e penso che sia importante anche che si sostenga, come il Teatro della Cooperativa a Niguarda e il Salone I Maggio all’Isola.
La cooperazione è una realtà che si fa carico delle persone.
Tutte le cooperative durante il lockdown hanno pensato a non lasciare sole le persone a casa; già prima si erano occupate di portare i pasti agli anziani.
Le cooperative, quindi, sono qualcosa di molto più grande, che guarda alla qualità della vita e non soltanto all’abitare e credo che questo vada detto un po’ di più.
Il tema della casa a Milano è fondamentale ma dobbiamo cambiare ottica.
Partiamo dal fatto che oggi ci sono bisogni diversi rispetto al passato.
A Milano, le persone vengono a lavorare per qualche anno, gli studenti restano per il tempo dell’Università, c’è molta mobilità per questo. Questa è una delle ragioni per cui bisogna riuscire a spostare l’offerta di casa sull’affitto.
Siamo l’unico Paese europeo che ha l’80% di case di proprietà: nel Nord Europa, ad esempio, è il 30% delle persone a possedere una casa di proprietà. Da noi non è facile spostare le politiche sull’affitto.
Dobbiamo uscire dalla logica per cui le case sono o di edilizia residenziale pubblica o per l’acquisto: credo che dobbiamo costruire e allargare uno spazio per l’affitto, anche perché è complicato chiedere ai giovani di impegnarsi in mutui trentennali perché questo condiziona la loro vita. Dobbiamo, quindi, allargare lo spazio per l’affitto e, su questo, sicuramente le cooperative possono svolgere un ruolo fondamentale perché sono nate per creare opportunità per chi ha bisogno di avere canoni accessibili.
Oggi, la cooperazione a proprietà indivisa non è più la risposta adatta perché, per ammortizzare i costi di un patrimonio costruito nel corso degli anni, i prezzi rischiano di diventare inaccessibili.
Il social housing ha bisogno di un sostegno pubblico molto più forte.
La legge del 2015 sull’emergenza abitativa prevedeva di mettere a disposizione i terreni e dare incentivi fiscali a chi realizza una parte di appartamenti da mettere in affitto a canone concordato ma non è stato sufficiente.
A Milano è stato fatto qualcosa in questa direzione ma non è andato tutto buon fine.
Si è fatta l’operazione di imporre di destinare una parte delle aree in trasformazione all’affitto ma su questo c’è ancora molto da fare e serve anche investire molte risorse, anche facendo in modo che i Comuni rinuncino alla tassazione o altro. Chi costruisce case per metterle in affitto deve essere messo nelle condizioni di farlo a canoni calmierati e bisogna creare le condizioni perché questo sia possibile.
Questa è la sfida che abbiamo davanti e che stiamo cercando di vincere anche stabilendo che nella legislazione italiana non deve essere considerata come edilizia sociale soltanto l’edilizia residenziale pubblica.
Il PD milanese ha lanciato alcune proposte sul tema dell’abitare che partono da questo per dire che non si può non garantire condizioni di vita decenti anche a chi abita nelle case ALER e, quindi, occorre aprire un tavolo con la Regione per vedere come alzare gli standard nella gestione di quelle case. Bisogna, inoltre, allargare lo spazio dell’housing sociale per dare una risposta al bisogno abitativo.
Milano ha bisogno di questo per i lavoratori occasionali non pagati molto, così come per gli studenti di famiglie non benestanti che arrivano ma anche per i lavoratori dipendenti che con gli stipendi medi faticano a trovare casa.
O pensiamo ad una città in cui si allarga ancora di più la percentuale di superricchi oppure pensiamo ad una città accogliente anche per gli altri, che non espelle le persone più in difficoltà.
Per fare questo dobbiamo dedicare una grande attenzione all’abitare.
Intervento svolto all'incontro con la cooperativa Duecento: Video dell’intervento»